Vicchio di Mugello   VICCHIO 

Situato alle pendici del monte Giovi, nel fondo valle della Sieve fino al crinale appenninico romagnolo. Paese d’origine di Giotto (Vespignano 1276/1337) e del Beato Angelico (Guido di Piero Rupecanina, 1387/1445).

Più volte distrutto conserva poche tracce delle antiche mura, tra queste la Torre Cerchiai.

 Il monumento a Giotto, del 1900, nella piazza centrale è di Italo Vagnetti e venne eretto grazie a Giosuè Carducci che fondò un apposito comitato per le onoranze giottesche.

Sulla piazza Giotto si affaccia la pieve di San Giovanni Battista, abbellita sull’esterno da un loggiato in stile rinascimentale. Le opere del Chini presenti andarono distrutte col terremoto del 1919; oggi nella chiesa vi sono due quadri su tavola del sec. XVI attribuiti a Fra’ Bartolomeo (destra) e al Fei (sinistra) e opere di recente realizzazione: una raffigurante San GiovannBattista opera di Armeno Mattioli, un Crocifisso su tavola lignea sagomata, opera di Alfredo Cifariello e una Deposizione, opera di Rutilio Muti.

Nella piazza dalla Vittoria  il Teatro Giotto costruito nel 1901, in un solo anno, di recente restaurato.

Numerose opere presso il  Museo di arte Sacra, con dipinti e sculture pregevoli tra cui un affresco di scuola giottesca del XIV secolo, un’acquasantiera in marmo del Duecento, un affresco staccato, una terracotta di Andrea Della Robbia, reperti archeologici provenienti da Poggio Colla dove sono stati rinvenuti resti di un tempio etrusco.

In Corso del Popolo la casa dove Benvenuto Cellini sostò dal 1559 al 1571 e la Cappella della Misericordia, XVII secolo, dove è conservato un Cristo in cera di Susini e una terracotta robbiana del XV secolo. La cupola interna è stata dipinta nel XVII secolo e rappresenta la Beatificazione dei Misericordiosi.

 Annesso al paese troviamo il lago artificiale di Montelieri.


VESPIGNANO:
Frazione di Vicchio di Mugello. Di grande interesse la casa di Giotto interamente rifatta come in origine.  Nei dintorni il Ponte di Ragnaia sul fiume Ensa, dove la leggenda racconta dell’incontro con Cimabue.

Dintorni: Molte ville nella campagna circostante tra cui quella di Pilarciano dove sembra sostasse Carducci, di Farneto del 1590, di Campestri del 1447. La Pieve di San Cassiano in Padule che pare essere una delle più antiche della zona (circa IX secolo), proprietà dei Pazzi nel 1500 subì diversi restauri fino alla distruzione del terremoto del 1919, venne ricostruita nel 1920. San Michele a Rupecanina possesso dei Guidi e sede del castello, già nota nel ‘300 venne restaurata nel 1500 e modificata nel Settecento.    

 

La statua di Giotto, nel centro di Vicchio, in una vecchia foto in bianco e nero.

Il monumento venne inaugurato nel 1901.  Tra i promotori dell’iniziativa il poeta Giosuè Carducci.

 

 

BEATO ANGELICO

CENNI STORICI

  Il territorio comunale di Vicchio si pone trasversalmente alla valle del Mugello, estendendosi dal Monte Giovi (m. 992), alla destra della Sieve, alla Femmina Morta (m. 1126), sul crinale appenninico.  I nomi delle località attestano l'antichità dell'insediamento umano nella zona di Vicchio. Hanno origine etrusca, ad esempio, toponimi quali Rostolena, Ampinana, Botena; più numerosi quelli di matrice latina:  Cistio, Vezzano, Vespignano, Vitigliano, Bricciana, Barbiana, Pilarciano, Paganico, Molezzano. Un quadro dell'antica organizzazione territoriale può essere offerto dalla posizione delle tre pievi presenti nella zona di Vicchio: quelle di Parlate e di Botena sulla sinistra della Sieve, quella di Viminiccio sulla destra. Purtroppo poco rimane delle strutture romaniche di queste pievi: ricostruita in altro luogo quella di Santo Stefano in Botena, notevolmente rimaneggiata tra XVII e XIX secolo quella di San Martino in Viminiccio (ora a Scopeto). Da quel che ancora resta, dopo i danni del terremoto del 1919, sembra doversi dedurre che maggior consistenza architettonica possedesse in origine la pieve di San Cassiano di Padule. Era a tre navate sorrette da colonne, ma oggi rimane soltanto la tribuna con l'unica abside e le semicolonne terminali, il tutto in arenaria; la torre campanaria, anch'essa moderna, si innesta sui resti della chiesa romanica e poco rimane anche della cripta, un piccolo ambiente rettangolare ubicato sotto la tribuna.  

Ancora in tema di architettura romanica dobbiamo segnalare la chiesetta della ex abbazia di Santa Maria a Bovino, che nel 1110 veniva confermata a San Miniato al Monte di Firenze.

Il fenomeno dell'incastellamento interessò in maniera consistente il territorio di Vicchio, per la sua posizione strategica al centro del Mugello, ma forse anche per la presenza di strade di una qualche importanza. Alcuni ospedali, istituzioni di solito presenti nel Medioevo in luoghi di transito, sembrerebbero provare una funzione viaria del territorio. Segnaleremo quelli di San Donato a Zufolano - poi ridotto a villa , San Jacopo a Villore e Spedaletto, fondato nel 1427 ora villa Beatrice -. Comunque una strada di un certo rilievo risaliva la valle della Sieve ed un collegamento trasversale è sempre ipotizzabile verso la valle del Lamone e la Romagna.

I feudatari che nella zona vantavano i maggiori diritti e proprietà erano di gran lunga i conti Guidi. Loro era il forte castello di Ampinana tanto che un ramo della famiglia ne prese nome che tuttavia nel 1040 troviamo donato al vescovo di Firenze.

Di un ramo di questa famiglia fu anche Rupecanina, assieme all'altro castello di Moriano che nel 1012 veniva in parte donato al vescovo di Firenze. Il primo, detto anche Rabbiacanina, è ora una piccola frazione ove emergono fabbricati di origine medievale e dove si conservano alcune tracce delle antiche fortificazioni, l'altro è ora contrassegnato da alcuno case coloniche. Tracce di costruzioni rurali rimangono del castello di Rostolena, ceduto nel 1135 alla mensa vescovile di Firenze.

Di alcuni nobili locali (certi Lombardi, o Longobardi) fu il Castrum di Molezzano, ma nel Duecento vi acquistarono sempre maggiori diritti i vescovi di Firenze; attualmente si presenta come una piccola frazione.

Da quanto abbiamo già detto appare come l'episcopato fiorentino avesse notevoli proprietà e diritti nella zona di Vicchio. Ma anche altri castelli figurano di pertinenza del vescovo di Firenze. Ricorderemo Vezzano, non lontano da un ospizio detto il Salomone,- Vitigliano, già appartenuto agli Adimari fino al 1214 ed ancora il " castellaccio " di Barbiana, località negli anni scorsi tornata alla cronaca per esservi stato confinato come parroco della chiesetta di Sant'Andrea Don Milani, una delle figure di educatori cattolici più rimarchevoli degli ultimi tempi.

A Vespignano sono segnalate in varie epoche diverse famiglie fiorentine, come i Buondelmonti, i Bruni, i Gondi. Ma la località è stata resa famosa dalla tradizione che vuole vi abbia avuto i natali Giotto di Bondone. Una costruzione di origine medievale, ma restaurata, che fu dei Buondelmonti e degli Ubaldini, è ora detta casa di Giotto e vi è stata allestita una raccolta documentaria sulla vita e l'opera del grande artista. Poco lontano nella chiesetta di San Martino è da segnalare un affresco di Paolo Schiavo.

L'origine di Vicchio è simile a quella delle " terre nuove " dei contado fiorentino, deliberate e realizzate tra la fine dei XIII secolo e la  metà dei successivo. Alla base di questa operazione politica è la volontà del governo cittadino di fiaccare le ultime velleità dei grandi feudatari non tanto con le armi, quanto con una precisa operazione di pianificazione territoriale che indebolisse definitivamente le loro risorse economiche. L'opportunità di tornare nel nuovo centro si presentava come fatto assai vantaggioso soprattutto per gli abitanti di Montesassi dopo la costruzione dei nuovo ponte in pietra (oggi Ponte a Vicchio), deliberata dalla Signoria fiorentina fino dal 1295. Le mura di Vicchio ancora in parte conservate furono realizzate nel 1324 secondo la forma di un esagono allungato, sulla cui diagonale maggiore, percorsa dalla strada principale, erano la Porta Fiorentina e la Porta a Dicomano che, restaurate dopo il terremoto del 1919, furono distrutte durante l'ultima guerra. La nuova fondazione ebbe un ulteriore incremento demografico dopo l'abbandono definitivo di Ampinana e dopo l'acquisto da parte della Repubblica fiorentina delle rocche di Belforte e di Gattaia. A sancire la funzione economica di Vicchio veniva l'istituzione di un mercato settimanale, decretata nel 1477.

La campagna di Vicchio è altamente umanizzata, con ville, fattorie, case coloniche. Numerose e talvolta degne di rilievo le prime e per citarne alcune ricorderemo la Villa di Pesciola, ricostruita nel Seicento e dove nel 1849 si rifugiarono alcuni patrioti; la Villa di Cornacchiaia, ove emerge una cappella della fine del XVII secolo; la Villa di Pilarciano, della seconda metà del Seicento e dove fu ospitato il Carducci; la Villa di Farneto, che un'iscrizione ci dice essere del 1590; la Villa di Casole, passata agli Altoviti nel 1656; il Palagio dei Palmieri da Rasoio, che incorpora una torre medievale; le Case, dimora appartenuta ai Medici; la Villa del Prato, sorta su una curtis che fu dei conti Guidi; la Villa di Campestri, nella quale una lapide ricorda la sosta di Sant'Antonino nel 1447, durante una visita pastorale.